Ed ecco qui, in italiano, l’articolo pubblicato sulla rivista Le Tigre.
Un ringraziamento a Giulia G. che ci ha cortesemente tradotto il tutto.
Elia, Andrea, Alberto, Tony e Diego preparano la prossima apertura a Torino del Museo Piemontese dell’Informatica, che raggrupperà l’insieme della loro collezione. Su 250 mq di ufficio e 1000 mq di deposito, più di 300 consolles, un centinaio di calcolatrici, qualche migliaio di manuali, 5000 riviste, 300 software, 500 videogiochi e più di 2000 computer.
“Il computer è un calcolatore programmabile. Basta ricordare Charles Babbage, filosofo e matematico britannico che ebbe per primo l’idea del calcolatore programmabile. Babbage progettò la macchina alle differenze così come la macchina analitica e venne a presentarla a Torino nel 1840. Come potete vedere, qui abbiamo i primi IBM 5150 del 1981 in cui furono installati i primissimi sistemi DOS, i padri dei nostri PC attuali.
Un computer che all’epoca sarà costato come un’auto. Qui abbiamo l’Apple Lisa del 1983. E’ stato il primo ad avere l’interfaccia grafica e il mouse, tutto derivato da un prototipo della Xerox. Jobs e Cie scoprirono il prototipo della Xerox, lo svilupparono e lo misero sul mercato con la Apple. Abbiamo anche un esemplare di Apple I: l’ultima volta che è stato venduto ha raggiunto il valore di 150.000 euro. E qui c’è il P101 della Olivetti, uscito nel 1965, che noi consideriamo il primo personal computer. Cerchiamo di riparare e far funzionare ogni pezzo per un uso didattico, per comprendere la logica e le origini di queste macchine. Ora, con il touch screen, tutto sembra semplice, i giovani utilizzano l’informatica in maniera visiva e istintiva, mentre all’epoca, anche semplicemente per giocare, bisognava innanzitutto capire i comandi. I computer sono sempre più minimalisti.
Prima il computer cercava di esporre la complessità che aveva al suo interno: pieno di tasti, di funzioni, di materiali pesanti ed imponenti. Oggi la complessità della macchina viene nascosta. Allora, quando organizziamo delle esposizioni, mostriamo anche l’interno dei computer. Cerchiamo di comprendere come è fatto l’oggetto. Gli hardware hanno tutti odori diversi, come i libri, d’altronde. Io utilizzo ancora delle vecchie tastiere degli anni ’80, tac tac tac tac. E’ la colonna sonora di migliaia di film. La sensazione del battito su questa tastiera è molto più piacevole rispetto alle tastiere moderne. Quando inserisci un dato, senti veramente il tuo dito che batte su qualcosa. E’ una specie di feticismo informatico! Il mio primo computer lo tratto come una persona, lo considero in modo diverso, non è come gli altri…è lui, è un QL Sinclair. Lo utilizzo ancora.”
“Il computer è un calcolatore programmabile. Basta ricordare Charles Babbage, filosofo e matematico britannico che ebbe per primo l’idea del calcolatore programmabile. Babbage progettò la macchina alle differenze così come la macchina analitica e venne a presentarla a Torino nel 1840. Come potete vedere, qui abbiamo i primi IBM 5150 del 1981 in cui furono installati i primissimi sistemi DOS, i padri dei nostri PC attuali.
Un computer che all’epoca sarà costato come un’auto. Qui abbiamo l’Apple Lisa del 1983. E’ stato il primo ad avere l’interfaccia grafica e il mouse, tutto derivato da un prototipo della Xerox. Jobs e Cie scoprirono il prototipo della Xerox, lo svilupparono e lo misero sul mercato con la Apple. Abbiamo anche un esemplare di Apple I: l’ultima volta che è stato venduto ha raggiunto il valore di 150.000 euro. E qui c’è il P101 della Olivetti, uscito nel 1965, che noi consideriamo il primo personal computer. Cerchiamo di riparare e far funzionare ogni pezzo per un uso didattico, per comprendere la logica e le origini di queste macchine. Ora, con il touch screen, tutto sembra semplice, i giovani utilizzano l’informatica in maniera visiva e istintiva, mentre all’epoca, anche semplicemente per giocare, bisognava innanzitutto capire i comandi. I computer sono sempre più minimalisti.
Prima il computer cercava di esporre la complessità che aveva al suo interno: pieno di tasti, di funzioni, di materiali pesanti ed imponenti. Oggi la complessità della macchina viene nascosta. Allora, quando organizziamo delle esposizioni, mostriamo anche l’interno dei computer. Cerchiamo di comprendere come è fatto l’oggetto. Gli hardware hanno tutti odori diversi, come i libri, d’altronde. Io utilizzo ancora delle vecchie tastiere degli anni ’80, tac tac tac tac. E’ la colonna sonora di migliaia di film. La sensazione del battito su questa tastiera è molto più piacevole rispetto alle tastiere moderne. Quando inserisci un dato, senti veramente il tuo dito che batte su qualcosa. E’ una specie di feticismo informatico! Il mio primo computer lo tratto come una persona, lo considero in modo diverso, non è come gli altri…è lui, è un QL Sinclair. Lo utilizzo ancora.”